Firmato ieri presso l’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) l’ipotesi di accordo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) per il comparto dell’istruzione e della ricerca, relativo al periodo 2019-2021. La definizione del contratto fa seguito all’accordo politico sottoscritto tra il Ministero dell’Istruzione e del Merito e i Sindacati a novembre, 2022 che ha permesso il riconoscimento degli arretrati maturati e lo stanziamento di risorse da destinare alla componente fissa della retribuzione accessoria.
I docenti avranno un incremento della indennità fissa RPD nella misura di 10,30 euro per chi ha una anzianità di servizio fino a 14 anni, pari a €12,70 per chi ha una anzianità compresa fra i 15 e i 27 anni e pari a €16,10 euro, per chi supera i 27 anni di anzianità.
Per il personale ATA si parla di 6/7 euro di aumento, mentre l’incremento più importante riguarda i DSGA ai quali spetteranno altri 60 euro mensili.
Il contratto prevede anche un compenso “una tantum” per tutti, 63,84 euro per i docenti e 44,11 per gli Ata. Si sperava in un aumento pari a tre cifre, ma in realtà saranno “pochi euro in spiccioli”.